In viaggio alla casa di Babbo Natale, al circolo polare artico



In viaggio alla casa di Babbo Natale, al circolo polare artico ultima modifica: 2016-08-31T12:17:40+00:00 da Camilla Montella
In una cittadina di nome Rovaniemi, proprio sul circolo polare artico, c'è una casetta speciale, con il tetto a punta e le pareti di legno robusto. E' speciale perché ci abita Babbo Natale e quest'estate ci ho portato mio figlio di 5 anni: abbiamo fatto un lungo viaggio, tra aereo, treno e pullman ma alla fine siamo arrivati là dove un'infanzia intera si compie.

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Leggenda vuole che Babbo Natale abiti in questo paese, nella parte più a nord della Finlandia, circondato da fitti boschi di betulle e immerso in una luce così abbagliante che è difficile guardare il cielo di aria rarefatta e gelida. Fa freddo anche in estate, qui. Eppure il sole non cala mai a quelle altitudini in questi mesi, fa buio solo un paio d'ore al giorno e io sono stata rapita a guardare e riguardare questo sole che a mezzanotte ancora sta lì aggrappato all'orizzonte.

In inverno mi immagino uno spettacolo ancora più indimenticabile, quando l'atmosfera del Natale strappa al freddo e al buio cocciuti un paesaggio di fiaba. Ma andare in inverno con un bambino piccolo ci è sembrato un azzardo, così siamo partiti a inizio agosto.

Il viaggio è lungo. Dall'Italia a Helsinki in aereo. Poi lì abbiamo preso il Santa Klaus Train che viaggia di notte, dalle 9 di sera alle 9 di mattina. I bambini non pagano se dormono nella cuccetta con i genitori: al nord, si sa, avere figli è più facile. Sono tante ore ma passano in fretta: il bambino di notte dorme e gli adulti possono guardare fuori dal finestrino e ammirare boschi e boschi a perdita d'occhio allagati da un sole che non scende mai. Questo viaggio è bellissimo anche per i “grandi”, abbiamo visto dei paesaggi indimenticabili.

La stazione di Rovaniemi è sperduta in una landa spazzata dal vento, ritagliata tra i boschi e lontana dalle case. Ci dobbiamo incamminare a piedi per raggiungere la città, a circa 2/3 km di distanza. E lì scopriamo che il villaggio di Babbo Natale è una ventina di chilometri ancora più a nord, ci vuole un autobus. Ancora strada, sempre zaino in spalla, ma la meta è vicina e nostro figlio comincia a entrare in ipereccitazione.

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Non si è mai lamentato durante questo lungo viaggio, neanche durante la giornata di visita di Helsinki, neanche quando abbiamo preso il traghetto per vedere Tallinn, non ha mai dato segni di stanchezza, non ha mai chiesto una pausa. E' da mesi che aspetta di incontrare Babbo Natale, chissà, forse lui lo vede come il giorno più importante della sua vita.

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Il pullman, alla fine, ci sbarca alla meta. “Santa is here” si legge sul tetto della casa al centro del villaggio, tra le case degli elfi aiutanti e la grande slitta parcheggiata. Ci siamo, apriamo la porta. Ma ancora LUI non c'è. Prima di arrivare alla sua stanza passiamo per il corridoio di ghiaccio, per la camera di impacchettamento regali, per la ruota delle letterine e davanti alla parete con la mappa del mondo per il viaggio. Le assi del pavimento di legno scricchiolano e profumano di betulla. Poi la porta finale, si aspetta fuori, dove si devono anche lasciare le macchine fotografiche.

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“Come in”, si sente dire da dentro. Entriamo e c'è LUI: riccia barba bianca, corpo massiccio e pancia di ordinanza, occhialini sul naso, vestito rosso. Ci aspetta seduti su una grande poltrona, chiede da dove veniamo e ci fa accomodare affianco a lui. Probabilmente è laureato in lingue ad Harvard e ne parla 27, perché dice più di una frase in italiano e si fa aiutare con l'inglese solo con i termini un po' più difficili.

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“Sei stato bravo bambino? Cosa vuoi che ti porti a Natale?”. Mio figlio balbetta, apre e chiude la bocca senza far uscire un suono, allunga lentamente la mano per toccarlo. Riesce a sussurrare solo “una macchinina telecomandata” e poi lo guarda e lo guarda ancora. Babbo Natale gli regala il distintivo “Santa Klaus Helper”, che mio figlio tiene in mano come una reliquia. Poi l'abbraccio e la promessa di rivedersi la notte di Natale, “fra 130 giorni”, gli dice Santa.

Ci siamo fatti 3.200 km per far vivere una favola a nostro figlio, in un paesino sperduto lungo il circolo polare artico. Ed è stato meraviglioso. Anche per me, in realtà: sono arrivata con più di 30 anni di ritardo, ma volevo vedere dove vive quell'omone che ha reso felice la mia infanzia.

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